Flavio Anicio Olibrio (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO TERZO
 
 Accampamento militare.
 
 SCENA PRIMA
 
 OLIBRIO, FEDELE, MASSIMO e soldati
 
 OLIBRIO
 Sciolto mi vedi, o duce.
 MASSIMO
                                             A chi degg’io
 tanto piacer?
 OLIBRIO
                           Attendi
 tempo migliore. A Ricimero, amico,
 va’ mio nunzio di guerra. In questo nome,
875sacro alle genti, hai tua salvezza. Ad esso
 di’ che armato lo attendo e che nol chiama
 la mia vendetta, no. Solo il dovere
 di Olibrio cittadin, di Olibrio amante
 al cimento lo sfida.
880Di’ che, se bene oppressa,
 la romana virtù non è mai doma;
 e aggiugni ch’ei si mostri
 guerriero in campo e non tiranno in Roma.
 FEDELE
 E se il ben ch’ei possiede
885nega di espor d’incerta sorte a’ casi?
 OLIBRIO
 Sappia che le mie trombe
 fin sul trono usurpato
 andranno a spaventarlo. Un’ira estrema
 egli non voglia o, se la vuol, la tema.
 FEDELE
890Pronto men vo.
 OLIBRIO
                               Vedi Placidia e fido
 dille che dopo Roma
 ella è il voto miglior de’ miei pensieri,
 ch’io spero e l’amo; essa pur m’ami e speri.
 FEDELE
 
    Ama e spera;
895menzognera in un bel cor
 la speranza mai non è.
 
    Spera ed ama;
 quando brama un saggio amor
 mai non va senza mercé.
 
 SCENA II
 
 OLIBRIO, MASSIMO e poi TEODELINDA
 
 OLIBRIO
900Massimo, i primi duci
 nelle mie tende aduna.
 MASSIMO
                                             Adempio il cenno. (Si parte)
 OLIBRIO
 Or vediamo qual legge al dover nostro
 prescriva il foglio... Principessa, e come?
 TEODELINDA
 (In quel ciglio sereno
905leggo le gioie mie).
 OLIBRIO
                                      Tu nel mio campo?
 TEODELINDA
 Che? Ti è grave il mio aspetto?
 OLIBRIO
                                                           Anzi mi è caro.
 TEODELINDA
 (Sorgete, o mie speranze).
 OLIBRIO
 La tua pietà di Ricimero all’ire
 troppo ti espose e qui lo scampo or cerchi.
 TEODELINDA
910Temo Olibrio infedel, più che il germano
 sdegnato, e qui, più che lo scampo, io cerco
 la fé che mi giurasti.
 OLIBRIO
                                        E qui l’avrai.
 TEODELINDA
 (Già lesse e son felice). Il foglio adunque...
 OLIBRIO
 Eccolo e il bacio umile.
 TEODELINDA
915Tanto fedel?
 OLIBRIO
                          Potrei
 esser io sconoscente?
 TEODELINDA
                                         (Oh care voci,
 delizie del mio sen!) Né si risente
 al grande impegno il cor?
 OLIBRIO
                                                 Mai non è pena
 ciò che si rende a un benefizio illustre.
 TEODELINDA
920Ma che rispondi?
 OLIBRIO
                                   Or or qui, te presente,
 vedrò che mi si chieda.
 TEODELINDA
                                             Ancor nol sai?
 OLIBRIO
 Chiuso è per anche il foglio.
 TEODELINDA
                                                     (Io m’ingannai).
 Così lento?
 OLIBRIO
                        Promisi
 di aprirlo in campo.
 TEODELINDA
                                       Ferma; e promettesti
925quanto in lui si racchiude.
 OLIBRIO
 In Roma a te il giurai.
 TEODELINDA
 Ed or?
 OLIBRIO
                Te ne rinovo il giuramento.
 TEODELINDA
 L’accetto. Or l’apri e leggi.
 OLIBRIO
 Che fia?
 TEODELINDA
                   (Dalla sua fé pende il mio fato).
 OLIBRIO
930(Cieli!)
 TEODELINDA
                 (Ei si turba. Ah, che lo temo ingrato!)
 OLIBRIO
 Teodelinda.
 TEODELINDA
                         Qual duol? Qual turbamento?
 Leggi. (Sta in quella fronte il mio spavento).
 OLIBRIO
 «Ad Olibrio, cui rende (Legge)
 la libertà perduta...»
 TEODELINDA
                                        Io del tuo piede
935non fransi i ceppi?
 OLIBRIO
                                     A te il confesso.
 TEODELINDA
                                                                   Segui.
 OLIBRIO
 «Per mercede sicura
 chiede amor Teodelinda».
 TEODELINDA
                                                  E chieder meno
 non può il periglio mio.
 OLIBRIO
 (Anche la sua pietade è mia sciagura).
 TEODELINDA
940Segui.
 OLIBRIO
               «Ed esso...»
 TEODELINDA
                                       Su, leggi.
 OLIBRIO
                                                          «Ed esso il giura».
 TEODELINDA
 Impallidisci?
 OLIBRIO
                            Lessi? O pur vaneggio?
 Tu mi dimandi amore.
 TEODELINDA
                                             Amor.
 OLIBRIO
                                                           Non posso.
 TEODELINDA
 Giurasti.
 OLIBRIO
                    È ver.
 TEODELINDA
                                  Serbami fé.
 OLIBRIO
                                                          Non deggio.
 TEODELINDA
 Così Olibrio promette?
 OLIBRIO
                                             E Teodelinda
945anche nel suo favor tanto è crudele?
 TEODELINDA
 La promessa si adempia.
 OLIBRIO
 Salvo non è il mio onor.
 TEODELINDA
                                              Qual n’è la macchia?
 OLIBRIO
 Come far guerra a’ Goti?
 TEODELINDA
                                                E chi tel vieta?
 OLIBRIO
 Nimico a Ricimero
950e sposo a Teodelinda?
 TEODELINDA
                                           (Io son tradita).
 OLIBRIO
 Come l’alte vendette
 della patria tentar?
 TEODELINDA
                                      Chi te le toglie?
 OLIBRIO
 Tuo amante e buon romano esser potrei?
 TEODELINDA
 (Senti ’l fellon).
 OLIBRIO
                                Come riman Placidia,
955e il permettesti, in libertà di amarmi?
 TEODELINDA
 T’ami.
 OLIBRIO
                Amarmi non può suo traditore;
 e s’io son traditor, manco all’onore.
 TEODELINDA
 Tradimento amoroso
 non reca infamia. Intendo, intendo; in questa
960larva di onor tutto il tuo amor ravviso.
 Placidia è la tua gloria, è la tua Roma.
 Or va’, spergiuro. Vanne,
 salva la patria. I Goti uccidi. Porta
 contro di Ricimero il ferro e l’ire.
965Ma la vittima prima
 del tuo furor sia Teodelinda. A questa
 mostrati dispietato.
 Esser può cor nimico un core ingrato.
 OLIBRIO
 Crudele, un’incostanza
970chiedi per ricompensa. Empio mi brami,
 perché libero sono.
 Ah, se sei generosa
 per farmi traditor, rinunzio il dono.
 TEODELINDA
 Olibrio, dove, dove?
 OLIBRIO
975A’ lacci miei. Pria che infedel, mi vegga
 Placidia senza vita.
 TEODELINDA
 E se di Ricimero ella fia sposa?
 OLIBRIO
 Allor con men di pena
 ti ascolterò e la colpa
980sarà del mio destin, non del mio core.
 TEODELINDA
 (Ancor non sei senza speranza, o amore).
 
 SCENA III
 
 MASSIMO e i suddetti
 
 MASSIMO
 Chiede il campo i tuoi cenni.
 OLIBRIO
 Bella, all’uopo dell’armi
 deggio me stesso. A te confido, o duce,
985del suo grado il decoro. Il campo mio
 fia tuo ricovro e sicurezza. Addio.
 
    Ho dolor d’esser crudele
 al tuo amore, alla tua spene;
 ma la fé non so tradir.
 
990   Per serbarmi a te fedele
 tornerò fra le catene
 e al tuo piè saprò morir.
 
 SCENA IV
 
 TEODELINDA e MASSIMO
 
 TEODELINDA
 Teodelinda, qual frutto
 cogli da un folle amor? Con Ricimero
995son rea, perché a’ suoi ceppi
 tolgo una preda illustre. E rea son meco,
 perché ad un’alma ingrata
 con inutili preghi io chiedo affetti.
 Che più? Sin col mio sesso e col mio grado
1000rea mi fa la mia fuga.
 Ma che? Con tante pene
 pur ben si compra un raggio sol di spene.
 
    Un guardo di chi adoro
 val tutto il mio penar.
 
1005   Ma s’egli anche sdegnoso
 mi è gioia e mi è ristoro,
 che fia quando amoroso
 io il possa vagheggiar?
 
 Gabinetto regio.
 
 SCENA V
 
 RICIMERO e PLACIDIA
 
 RICIMERO
 Vedesti Olibrio?
 PLACIDIA
                                 Il vidi e nel mio volto
1010scorger ben puoi qual sia il piacer dell’alma.
 RICIMERO
 Vuol egli libertade?
 PLACIDIA
 (L’ottenne tuo malgrado).
 L’ama così che fuor di lacci ’l miro.
 RICIMERO
 (Alfine ei me la cede). E qual ti accolse?
 PLACIDIA
1015Ed amante e fedele.
 RICIMERO
                                       (Ultimi sforzi
 di una face che muor). Quale il lasciasti?
 PLACIDIA
 (Lui salvo, a che temer?) Fedele e amante.
 RICIMERO
 Come?
 PLACIDIA
                 La nostra vista
 me più amorosa fe’, lui più costante.
 RICIMERO
1020Ami ma non pretenda.
 PLACIDIA
 Madre di una gran speme è una gran fede.
 RICIMERO
 Sia infedel, pria che parli
 l’ira di un vincitor.
 PLACIDIA
                                     Ei non la cura.
 RICIMERO
 Né men fra le catene?
 PLACIDIA
                                           Ei non le sente.
 RICIMERO
1025Tant’ostinato! Intendo;
 la mia clemenza il fa superbo; e cieco
 non vede il mio poter nel suo periglio.
 Ma il vedrà.
 PLACIDIA
                         Giusti son gli sdegni tuoi.
 RICIMERO
 Cadrà, cadrà il rival.
 PLACIDIA
                                        (Fallo, se puoi).
 RICIMERO
1030Cadrà, se tu pietosa
 non sei del suo morir.
 PLACIDIA
                                           Che far poss’io?
 RICIMERO
 Con la mano di sposa
 disarma il mio furor. Su, che rispondi?
 Della salvezza sua questa è la strada.
 PLACIDIA
1035Io sposa a Ricimero? Olibrio cada.
 RICIMERO
 Così l’ami?
 PLACIDIA
                        Così. Sì, perché l’amo,
 nol so tradir.
 RICIMERO
                           Ma il tuo rifiuto, ingrata,
 pria che il mio acciar, lo stame suo recide.
 PLACIDIA
 (Nel mio sen de’ tuoi sdegni amor si ride).
 RICIMERO
1040Intrepida mi ascolti? Or va’. Ben tosto
 vittima lo vedrai.
 PLACIDIA
 Eh no, tanto crudel tu non sarai.
 RICIMERO
 Io non sarò crudel? Custodi... Olibrio...
 (Non si commove!)
 PLACIDIA
                                      Il cenno esponi.
 RICIMERO
                                                                     Eh dammi
1045la fé di sposa. Parla.
 V’è per salvarlo un sol momento ancora.
 PLACIDIA
 Io sposa a Ricimero? Olibrio mora.
 
 SCENA VI
 
 OLDERICO e i suddetti
 
 RICIMERO
 Mora.
 OLDERICO
               Signor.
 RICIMERO
                               Giungi opportuno. Vanne
 ed al mio piè... Placidia, ascolta.
 PLACIDIA
                                                            Ascolto.
 RICIMERO
1050Di Olibrio a me nimico...
 PLACIDIA
                                                (Io nulla temo).
 RICIMERO
 Di Olibrio a me rival...
 PLACIDIA
                                            Di’ ciò che resta.
 RICIMERO
 Reca...
 PLACIDIA
                La testa.
 RICIMERO
                                  Sì. Reca la testa.
 OLDERICO
 Ubbidirò; ma pria...
 RICIMERO
                                        Placidia...
 PLACIDIA
                                                            Ei vada.
 RICIMERO
 Vanne.
 OLDERICO
                 Ma pria...
 PLACIDIA
                                     Non più. T’inchina a’ cenni
1055del tuo signor.
 OLDERICO
                             Di Teodelinda un foglio
 leggi, mio re.
 RICIMERO
                           Che fia?
 PLACIDIA
                                             Di Teodelinda?
 OLDERICO
 Essa mel diè poc’anzi.
 RICIMERO
 «Olibrio è sciolto. Io libertà gli rendo...» (Legge)
 Come? Fellon.
 OLDERICO
                             Sire.
 RICIMERO
                                         La fede è questa?
 PLACIDIA
1060Va’, servi a Ricimero
 e di Olibrio al suo piè cada la testa.
 RICIMERO
 Anche lo scherno? Or ben vegg’io qual forza
 sì ardita ti rendea.
 Sedotta è Teodelinda
1065da una cieca pietà sino a tradirmi.
 «Olibrio è sciolto. Io libertà gli rendo...»?
 PLACIDIA
 S’egli tema i tuoi sdegni, or ben tu vedi.
 RICIMERO
 Ma tu, iniquo, succedi
 di Olibrio a’ ceppi e al fato.
 OLDERICO
                                                    A Teodelinda
1070per tua legge io dovea cieco rispetto
 né rea mai la credea di un tradimento.
 PLACIDIA
 Olibrio in libertà? Ne ho pur contento.
 RICIMERO
 «Del dono in ricompensa ei mi promette
 l’amor che gli dimando».
 PLACIDIA
1075Promette amor?
 RICIMERO
                                 Quel tuo amator costante.
 OLDERICO
 A Teodelinda?
 RICIMERO
                              Alla tua fida amante.
 «Io lo seguo al suo campo, ov’ei mi serbi
 la fé giurata».
 PLACIDIA
                             Oimè! La fé giurata?
 RICIMERO
 Sì, ti tradì quel che tradir non sai.
 PLACIDIA
1080Nol crederò giammai.
 RICIMERO
 «Usa del tempo. Io servo
 anche al tuo cor, se tolgo in guisa tale
 a Placidia l’amante, a te il rivale».
 Della germana i falli
1085assolve l’amor mio. Sia la tua pena (Ad Olderico)
 Teodelinda infedel.
 OLDERICO
                                      Resisto appena.
 RICIMERO
 Tempo, Placidia, è di vendetta. Omai
 la tradita tua fede a me si giuri.
 PLACIDIA
 Mai non fia ver.
 RICIMERO
                                Che? L’ami ancora?
 PLACIDIA
                                                                      Ancora.
 RICIMERO
1090Tosto, la man di sposa.
 PLACIDIA
 Di un barbaro nel sen sposa romana?
 RICIMERO
 Odio Roma e il tuo orgoglio.
 PLACIDIA
 Se l’odi, a noi t’invola e cedi ’l soglio.
 RICIMERO
 No, crudel, no, superba. In Roma, in Roma
1095punisco il tuo rigor. Va’ e ferro e foco
 porta, Olderico, in queste mura, in questo
 popolo contumace; e ovunque corra
 e di pianto e di sangue
 il torrente fatal, di’ che la mano
1100di Placidia negata a Ricimero
 contra l’amata patria opra cotanto,
 ch’ella è rea di quel sangue e di quel pianto.
 PLACIDIA
 Ah, signor.
 RICIMERO
                       Sarai mia?
 PLACIDIA
                                              Di Olibrio sono.
 RICIMERO
 Non più perdono. Il cenno mio si adempia.
 OLDERICO
1105Ubbidirò. (Si parte)
 PLACIDIA
                       (Se son fedel, son empia).
 
    Rea mi fai ma rea non sono;
 pur lo sdegno io ti perdono,
 se lo sfoghi solo in me.
 
    Se fedel mi vuole amore,
1110s’esser tuo non può il mio core,
 la mia colpa mia non è. (Torna Olderico)
 
 OLDERICO
 Ferma, Placidia. Un nunzio
 delle romane schiere ambo vi chiede.
 RICIMERO
 Venga.
 PLACIDIA
                Oh dolce speranza!
 RICIMERO
1115Godi? Tosto avverrà che si confonda
 il tuo amor. Qui le nozze
 di Teodelinda ei chiederammi; e in lui
 un amico io vedrò, tu un infedele.
 PLACIDIA
 Aspetta almen ch’ei parli.
 
 SCENA VII
 
 FEDELE, OLDERICO e i suddetti
 
 FEDELE
1120Olibrio a Ricimero
 salute invia. Con l’armi
 e nimico e rival ti sfida in campo.
 Là Placidia e l’impero a lui contendi
 o, qui racchiuso, Olibrio armato attendi.
 PLACIDIA
1125Nozze di Teodelinda? (A Ricimero)
 RICIMERO
 Cotanto ardir?
 FEDELE
                              La sua ragion difende.
 A te, bella Placidia, eterni giura
 del suo amore i legami,
 solo che in lui tu speri e che tu l’ami.
 PLACIDIA
1130Olibrio ingrato? (A Ricimero) In esso io spero e l’amo. (A Fedele)
 RICIMERO
 Questo vanto m’insegna
 ciò ch’io risponda. A Olibrio torna e digli
 che nimico e rival colà mi aspetti.
 Del trono e di Placidia
1135parleremo col brando; e la vittoria
 gli saprà dir com’io le sfide accetti.
 FEDELE
 
    Tu vuoi guerra e guerra avrai;
 e vedrai che a Roma forte
 cieca sorte
1140può mancar, virtù non mai.
 Tu vuoi guerra e guerra avrai.
 
 SCENA VIII
 
 RICIMERO, PLACIDIA e OLDERICO
 
 RICIMERO
 Crudele, io vado in campo.
 PLACIDIA
 Là cerca la tua gloria.
 RICIMERO
 Ma qui la mia vendetta. Arda, Olderico,
1145Roma pria del cimento; e sol vi resti
 un marmo sfortunato, ove si scriva:
 «Placidia il rogo accese e Roma è spenta».
 PLACIDIA
 (Cieli! Chi mi consiglia?)
 RICIMERO
 Così ti chiami ’l mondo
1150della patria tradita ingrata figlia.
 PLACIDIA
 Ferma. (Che mai dirò?) Va’, pugna, vinci.
 Prezzo sarò di tua vittoria. Questa,
 questa è l’unica forza
 che può far la virtù sopra l’amore.
 RICIMERO
1155L’offerta accetto. Addio.
 OLDERICO
 (Fosse così di Teodelinda il core).
 RICIMERO
 
    Io vorrei per mio piacer
 che il tuo cor, pria che il tuo labbro,
 fosse il fabbro
1160della mia felicità.
 
    La fortuna del goder,
 quando viene dal dover,
 se non lascia d’esser bene,
 men gradita almen si fa.
 
 SCENA IX
 
 PLACIDIA e OLDERICO
 
 OLDERICO
1165Tanta pietà per Roma? E sì crudele
 al tuo Olibrio, Placidia?
 PLACIDIA
                                              Io son romana,
 prima che amante. Assolve i falli miei
 la virtù ch’è comune alle nostr’alme.
 OLDERICO
 Ma se cinto di palme
1170ritorna Ricimero?
 PLACIDIA
 Non vincerà. Di un grande amor vassalla
 sovente è la fortuna.
 OLDERICO
 In Teodelinda io la provai crudele.
 PLACIDIA
 Ma dall’altrui rigor l’avrai fedele.
 
1175   Anche l’ape abbandona quel giglio;
 e sen vola al giacinto odoroso,
 perché il crede ripieno di umor.
 
    Ma ingannata allor cangia consiglio;
 e fedel l’alimento e il riposo
1180va cercando nel primo suo fior.
 
 Campagna di Roma ingombrata da alberi fra la città e il campo.
 
 SCENA X
 
 OLIBRIO con guerrieri, FEDELE e poi MASSIMO
 
 OLIBRIO
 Intesi. Ricimero
 suo nimico mi vuol. Tal qui si attenda.
 MASSIMO
 Ver noi si avanza e chiede
 la tua presenza il principe Olderico.
 OLIBRIO
1185Venga. Tu vanne intanto,
 Massimo, al campo e il movi.
 Prenda ognun l’armi. Ognuno si raccolga
 sotto il suo duce. Le divelte insegne
 si producano tosto.
1190S’occupi ’l monte. A fianco
 si lasci ’l fiume e il paludoso stagno.
 La fossa e il vallo empian le querce e gli orni,
 sotto il men nobil ferro al suol recisi.
 
    Dieno i timpani invito al cimento,
1195sieno sfida le trombe alla gloria.
 
    E i vessilli, che spargonsi al vento,
 gonfi un’aura di lieta vittoria.
 
 MASSIMO
 Roma esulti, te duce.
 A TRE
                                         All’armi, all’armi.
 
 SCENA XI
 
 TEODELINDA, OLIBRIO e FEDELE
 
 TEODELINDA
 Sì, all’armi; ma se chiedi
1200presagi alla vittoria, ecco il mio core,
 se preludi alle stragi, ecco mio seno.
 Quel non vuoi, perché amante;
 svena questo, o crudel, perché è nimico.
 Ha Teodelinda un sangue
1205nimico a Ricimero; e sono anch’io
 non vile in fra que’ goti
 che per vittime hai scelti al tuo furore.
 Tu, che mi fosti ingrato,
 meco esser puoi spietato.
1210Su, la tua crudeltà s’armi e risolva;
 e l’esempio del core il braccio assolva.
 OLIBRIO
 Qual senso, principessa,
 abbia de’ tuoi martiri e s’io nimico...
 La risposta sospendo. Ecco Olderico.
 
 SCENA XII
 
 OLDERICO e i suddetti
 
 TEODELINDA
1215Olderico? (Con noia
 sempre s’incontra un amator deluso).
 OLDERICO
 No, non partir. La tua presenza è un voto
 di Ricimero. Olibrio,
 chi del gotico regno e chi di Roma
1220tien l’impero sovrano, a te sen viene.
 FEDELE
 (Che mai vorrà?)
 OLDERICO
                                   Ma pria dell’ardua pugna
 vien ei sicuro? E lo difende il sacro
 diritto delle genti?
 OLIBRIO
 Con pari stuolo a’ miei romani ei venga.
1225Ma più d’ogni difesa
 quella lo rassicuri
 che qui gl’impegno inviolabil fede.
 OLDERICO
 Seco è Placidia; e teco
 vuol che sia Teodelinda.
 OLIBRIO
                                              E siavi anch’essa.
 TEODELINDA
1230(Tengono l’alma ira e dispetto oppressa).
 OLDERICO
 (Né pur mi guarda).
 OLIBRIO
                                        Omai Fedel sen vada
 incontro a Ricimero.
 FEDELE
 E la real grandezza in lui si onori.
 OLDERICO
 (Veggo in quel volto i miei traditi amori).
 
 SCENA XIII
 
 OLIBRIO, TEODELINDA, poi RICIMERO con guardie, PLACIDIA, OLDERICO e FEDELE
 
 TEODELINDA
1235Dall’ire del germano almen difendi
 la debolezza mia ch’è tua salute.
 OLIBRIO
 Trattone amor, da me avrai tutto, o bella.
 TEODELINDA
 Eh, se spiaccio a’ tuoi lumi, io non son quella.
 RICIMERO
 Non pensar che qui spinto
1240m’abbia teco a trattar desio di pace.
 Inimico e rivale,
 guerra ti apporto, e guerra
 sanguinosa, implacabile ma giusta.
 Vengo a fermar le leggi
1245da imporsi al vinto. Olibrio,
 ricusarle non dei,
 se hai valore nel braccio, ardir nel petto.
 OLIBRIO
 Sieno eguali e sien giuste ed io le accetto. (Ricimero ed Olibrio prendono due aste e le conficcano in terra)
 OLDERICO
 Prendi, o mio re.
 FEDELE
                                  Prendi, o mio duce.
 RICIMERO
                                                                        Io l’asta
1250fermo nel suolo.
 OLIBRIO
                                Io più la fé nel seno.
 PLACIDIA
 (L’atroce pugna empie l’idea di orrore).
 TEODELINDA
 (Quai voti formerai, misero core!) (Ricimero ed Olibrio si pongono fra le due aste)
 RICIMERO
 Giove, se manco a’ patti
 che in questo campo io segnerò con Roma,
1255divelta di sotterra
 mi s’immerga nel sen l’asta fatale
 e sveni la perfidia in re spergiuro.
 Duce, così prometto e così giuro.
 OLIBRIO
 Ciel, se rompo le leggi
1260che a Ricimero io giurerò per Roma,
 tutti i fulmini tuoi, più di quel ferro
 e pungenti e tremendi,
 mi cadano sul crin, m’ardano il petto.
 Re, ti giuro così, così prometto.
 RICIMERO
1265Or odi. S’io del campo
 uscirò vincitor, libero voglio
 sopra Italia l’impero e sopra Roma.
 N’escano i vinti o giurino al mio piede
 e vassallaggio e fede.
1270A me resti Placidia; e tu ritorna
 alle prime ritorte;
 ed un comando mio sia la tua sorte.
 OLIBRIO
 Facciasi. Ma se il fato
 si dichiari per noi, più non rimanga
1275all’Italia ed a Roma
 di gotico servaggio orma funesta.
 Mi si renda Placidia. A Teodelinda
 diasi ’l perdon. Tu vinto
 sii mio prigione e allora una vendetta,
1280più che di te, degna di Olibrio aspetta.
 RICIMERO
 Vi assento. Ecco la destra.
 OLIBRIO
                                                 Ecco la fede.
 RICIMERO
 Siane ostaggio Olderico.
 OLIBRIO
                                               E il sia Fedele.
 RICIMERO
 Or più non si risparmi
 l’ira ed il tempo.
 A DUE
                                 All’armi. (Svelgono le due aste)
 PLACIDIA
1285Deh, ferma.
 TEODELINDA
                         Arresta.
 PLACIDIA
                                          Il molto
 sangue, che tinger dee l’onde del Tebro,
 mi fa spavento.
 TEODELINDA
                               E vincitore e vinto
 sei mio dolor. Tregua agli sdegni, o duce.
 RICIMERO
 Sii tu mia sposa. Olibrio
1290fa’ che rinunzi alle tue nozze e al soglio;
 e l’armi allor sospenderò.
 PLACIDIA
                                                 Non voglio.
 OLIBRIO
 Vanne al real german. Fa’ ch’ei mi renda
 Roma e Placidia, ond’egli all’ire è mosso;
 e amica pace a lui darò.
 TEODELINDA
                                              Non posso.
1295Serbami almeno Ricimero.
 OLIBRIO
                                                    In lui
 la memoria amerò de’ doni tui.
 PLACIDIA
 
    Cielo...
 
 TEODELINDA
 
                   Amor...
 
 OLIBRIO
 
                                   Virtù...
 
 RICIMERO
 
                                                   Fortuna...
 
 A QUATTRO
 
 Chiedo a te...
 
 RICIMERO
 
 Lauro.
 
 OLIBRIO
 
                Palma.
 
 TEODELINDA
 
                               Gioia.
 
 PLACIDIA
 
                                             Pace.
 
 TEODELINDA
 
1300   Ma la gioia...
 
 PLACIDIA
 
                              Ma la spene...
 
 RICIMERO
 
 Ma il mio voto...
 
 OLIBRIO
 
                                 Ma il mio bene...
 
 A QUATTRO
 
 Non sia in me...
 
 TEODELINDA
 
 Vana.
 
 PLACIDIA
 
              Ingiusta.
 
 RICIMERO
 
                                 Empio.
 
 OLIBRIO
 
                                                 Fallace. (Si ritirano tutti ordinatamente; si fa il guasto della campagna e poi segue il combattimento con la peggio de’ Goti)
 
 SCENA ULTIMA
 
 TUTTI
 
 RICIMERO
 Crudelissime stelle!
 OLIBRIO
1305Libera è Roma. È mia Placidia. (Olibrio con in mano la spada di Ricimero)
 RICIMERO
                                                            Hai vinto.
 OLIBRIO
 E mio prigion tu sei.
 RICIMERO
 Tal saresti anche tu ne’ ceppi miei.
 PLACIDIA
 Lieto giorno!
 TEODELINDA
                           Empio fato!
 OLIBRIO
 Ma se tu fossi ’l vincitor, qual fora
1310il destino di Olibrio?
 RICIMERO
 Tronco vorrei l’indegno capo e tratto
 fuor del seno quel core,
 vorrei che in due diviso
 fosse oggetto d’orror, non più di speme,
1315a Teodelinda ed a Placidia insieme.
 OLIBRIO
 Ricimero il faria, perch’egli è goto.
 A me basta il trionfo, a me la pena
 del tuo orgoglio schernito,
 del tuo amore punito.
1320Libero esci d’Italia e in Ricimero
 torni al gotico regno il suo sovrano.
 Olibrio così fa, perch’è romano. (Presenta a Ricimero la sua spada)
 TEODELINDA
 Che nobil cor!
 PLACIDIA
                             Che generoso istinto!
 FEDELE
 Cedi al destin.
 OLDERICO
                              Vano è il lagnarsi.
 RICIMERO
                                                                 Hai vinto. (Prendendola)
 PLACIDIA
1325Magnanima vittoria!
 CORO
 
    Viva Roma, Olibrio viva,
 nostro amore e nostra gloria.
 
 Il fine